Nome: Goldrake (Grendizer)
Produttore: Sperlari
Linea: Bambole Sperlari
Anno: 1978
Scatola: Sperlari (assente)
***
Ho deciso che la prossima manciata di post saranno dedicati allo "smaltimento" di un po di pezzi che riguardano il personaggio a cui, per ovvie ragioni anagrafiche (e di imprinting), non solo il sottoscritto ma probabilmente la stragrande maggioranza degli appassionati in Italia è più affezionato; e non potevo non dedicare il post pre natalizio di questa breve (ed umile) carrellata al pezzo a cui tengo di più in assoluto: il fantasmagorico Goldrake Sperlari!
Un pezzo tutto orgogliosamente italiano, per il quale ho, una volta tanto, stravolto la prassi del titolo del post (dove di solito inserisco prima il nome originale e fra parentesi la traduzione nostrana) perché in questo caso nome italiano e marca non possono assolutamente essere disgiunti.
Il Goldrake Sperlari, per quanto posso ricordare, era un sogno all'epoca (e collezionisticamente parlando lo è tutt'ora) forse più di quanto potessero esserlo le versioni Mattel in metallo o addirittura il Jumbo, sicuramente molto più diffusi allora come oggi!
Mi fu comprato nell'elegante bar che si trovava nei presi della concessionaria di mio padre, e gli feci la corte (ed il pianto per averlo) non so per quanto tempo, ammirandolo in tutto il suo splendore, allineato insieme ad altri, dietro il banco cassa.
Doveva essere una specie di Graal: nella sua bellissima scatola rossa, con il piccolo vano sottostante il modello pieno di caramelle dalla carta bianca con ricciolo rosso o blu, con su disegnate le teste di Actarus e, se non ricordo male, anche di Alcor e del dottor Procton (come avrete potuto notare è d'obbligo, in questo caso, usare solo e soltanto i nomi italioti!)
Neanche a dirlo le caramelle le divorai e la scatola, piena di disegni tutti italiani, fece purtroppo l'ignobile fine che la maggior parte delle scatole non giapponesi facevano all'epoca... mai perdita fu più grande!
Sigh!
Come forse ho già detto in qualche post addietro, vuoi per la grande tradizione artistica che il nostro paese possiede (e che sembra essere l'ultima cosa, ahimè, rimastagli!) vuoi perché da noi arrivò, in quegli anni, solo il cartone animato ed era quello quindi l'unico riferimento estetico dell'amato beniamino d'infanzia, in questa ed in molte altre produzioni nostrane ho sempre trovato, più che in quelle originali nipponiche conosciute tempo dopo, una somiglianza ed una aderenza alla controparte animata che, se paragonate a molte produzioni ufficiali e licenziate, fanno loro il pelo e il contropelo!
Fa eccezione il Jumbo Mattel, fratello povero dell'originale ed ormai costosissimo Popy che rimane, a mio umile avviso, la più bella riproduzione vintage del personaggio mai realizzata in madre patria, a cui questo modello è dichiaratamente ispirato, come l'ultima foto testimonia.
Pareva che i giapponesi ci tenessero a stravolgere le loro produzioni, che erano splendide come qualità intrinseca ed innovazione, ma che avevano forme e proporzioni a volte veramente lontane dall'originale animato.
I "pupazzi", come all'epoca venivano etichettati, prodotti per il nostro mercato e per quello francese in una sorta di gemellaggio, decisamente più poveri nei materiali e nella realizzazione, rispecchiavano però quasi perfettamente il disegno, tanto che si riusciva a vedere il personaggio più in queste produzioni, che negli splendidi e pesanti metallici della Popy o di altre marche.
Non era solo l'occhio del bambino di allora: per i più addentro suggerisco di provare a confrontare le proporzioni di questo o del Mini Jumbo Fabianplastica (protagonista di un prossimo post) con i "sofubi" originali a cui questi prodotti potrebbero essere accostati o semplicemente con il GA-37; ripeto, lasciando da parte il valore reale e la reale consistenza del giocattolo in se e soffermandosi solo sull'estetica, stranamente in questo caso l'occidente vince, a mio avviso, proprio perché non inquinando l'idea del personaggio con nessuna altra pubblicazione che non fosse il cartone animato e solo quello (unica cosa che da noi arrivava) ci si basava solo su quello.
Armoniosità ed affinità al personaggio in occidente contro toraci corti e slargati, teste grandi e corna piccole, gambe spesso più corte del dovuto e proporzioni generalmente più pacioccose, forse per una loro idea del "chibi" (carino e bambinesco) a tutti i costi che probabilmente attirava di più i piccoli compratori, a fronte di serie animate che invece erano ben più drammatiche e profonde di quelli a cui invece in occidente si era abituati.
Qualunque fosse la ragione di tutto ciò il risultato era che le produzioni nostrane erano desiderate tanto quanto quelle originali (variamente importate) ed il meraviglioso Goldrake Sperlari, grande ma non troppo da essere difficilmente giocabile (come il Jumbo), bello e somigliate al cartone animato come pochi (guardate che viso cazzuto!) ed oggi decisamente poco diffuso (completi di scatola e perfetti si contano sulle punte delle dita di una mano) pur con tutti i suoi evidenti limiti nello "stato dell'arte" è oggi il "pupazzo" preferito tra tutte le versioni di Goldrake in mio possesso e forse il robot preferito di tutta la mia collezione.
Un pezzo tutto orgogliosamente italiano, per il quale ho, una volta tanto, stravolto la prassi del titolo del post (dove di solito inserisco prima il nome originale e fra parentesi la traduzione nostrana) perché in questo caso nome italiano e marca non possono assolutamente essere disgiunti.
Il Goldrake Sperlari, per quanto posso ricordare, era un sogno all'epoca (e collezionisticamente parlando lo è tutt'ora) forse più di quanto potessero esserlo le versioni Mattel in metallo o addirittura il Jumbo, sicuramente molto più diffusi allora come oggi!
Mi fu comprato nell'elegante bar che si trovava nei presi della concessionaria di mio padre, e gli feci la corte (ed il pianto per averlo) non so per quanto tempo, ammirandolo in tutto il suo splendore, allineato insieme ad altri, dietro il banco cassa.
Doveva essere una specie di Graal: nella sua bellissima scatola rossa, con il piccolo vano sottostante il modello pieno di caramelle dalla carta bianca con ricciolo rosso o blu, con su disegnate le teste di Actarus e, se non ricordo male, anche di Alcor e del dottor Procton (come avrete potuto notare è d'obbligo, in questo caso, usare solo e soltanto i nomi italioti!)
Neanche a dirlo le caramelle le divorai e la scatola, piena di disegni tutti italiani, fece purtroppo l'ignobile fine che la maggior parte delle scatole non giapponesi facevano all'epoca... mai perdita fu più grande!
Sigh!
Come forse ho già detto in qualche post addietro, vuoi per la grande tradizione artistica che il nostro paese possiede (e che sembra essere l'ultima cosa, ahimè, rimastagli!) vuoi perché da noi arrivò, in quegli anni, solo il cartone animato ed era quello quindi l'unico riferimento estetico dell'amato beniamino d'infanzia, in questa ed in molte altre produzioni nostrane ho sempre trovato, più che in quelle originali nipponiche conosciute tempo dopo, una somiglianza ed una aderenza alla controparte animata che, se paragonate a molte produzioni ufficiali e licenziate, fanno loro il pelo e il contropelo!
Fa eccezione il Jumbo Mattel, fratello povero dell'originale ed ormai costosissimo Popy che rimane, a mio umile avviso, la più bella riproduzione vintage del personaggio mai realizzata in madre patria, a cui questo modello è dichiaratamente ispirato, come l'ultima foto testimonia.
Pareva che i giapponesi ci tenessero a stravolgere le loro produzioni, che erano splendide come qualità intrinseca ed innovazione, ma che avevano forme e proporzioni a volte veramente lontane dall'originale animato.
I "pupazzi", come all'epoca venivano etichettati, prodotti per il nostro mercato e per quello francese in una sorta di gemellaggio, decisamente più poveri nei materiali e nella realizzazione, rispecchiavano però quasi perfettamente il disegno, tanto che si riusciva a vedere il personaggio più in queste produzioni, che negli splendidi e pesanti metallici della Popy o di altre marche.
Non era solo l'occhio del bambino di allora: per i più addentro suggerisco di provare a confrontare le proporzioni di questo o del Mini Jumbo Fabianplastica (protagonista di un prossimo post) con i "sofubi" originali a cui questi prodotti potrebbero essere accostati o semplicemente con il GA-37; ripeto, lasciando da parte il valore reale e la reale consistenza del giocattolo in se e soffermandosi solo sull'estetica, stranamente in questo caso l'occidente vince, a mio avviso, proprio perché non inquinando l'idea del personaggio con nessuna altra pubblicazione che non fosse il cartone animato e solo quello (unica cosa che da noi arrivava) ci si basava solo su quello.
Armoniosità ed affinità al personaggio in occidente contro toraci corti e slargati, teste grandi e corna piccole, gambe spesso più corte del dovuto e proporzioni generalmente più pacioccose, forse per una loro idea del "chibi" (carino e bambinesco) a tutti i costi che probabilmente attirava di più i piccoli compratori, a fronte di serie animate che invece erano ben più drammatiche e profonde di quelli a cui invece in occidente si era abituati.
Qualunque fosse la ragione di tutto ciò il risultato era che le produzioni nostrane erano desiderate tanto quanto quelle originali (variamente importate) ed il meraviglioso Goldrake Sperlari, grande ma non troppo da essere difficilmente giocabile (come il Jumbo), bello e somigliate al cartone animato come pochi (guardate che viso cazzuto!) ed oggi decisamente poco diffuso (completi di scatola e perfetti si contano sulle punte delle dita di una mano) pur con tutti i suoi evidenti limiti nello "stato dell'arte" è oggi il "pupazzo" preferito tra tutte le versioni di Goldrake in mio possesso e forse il robot preferito di tutta la mia collezione.
Ma anche il Goldrake da montare dell' Atlantic era più simile all' originale ( colori a parte) di qualsiasi giocattolo nipponico dell' epoca.
RispondiEliminaItalia -Giappone, 2 - 0